Scuola chiusa per il Ramadan, lo striscione della Rete dei Patrioti

Fa discutere e lascia molto perplessi, la scelta dell’istituto comprensivo statale di Pioltello in provincia di Milano, intitolato a Iqbal Masih, dodicenne pakistano ucciso nel 1995 per il suo impegno contro lo sfruttamento del lavoro minorile, di chiudere il 10 aprile, in concomitanza con il giorno della festa di fine Ramadan. La decisione era stata presa all’unanimità dal consiglio di istituto lo scorso maggio, quando è stato approvato il calendario dell’anno scolastico.

Nella già menzionata scuola, Il consiglio di Istituto ha preso tale decisione nel rispetto del Decreto Legislativo 297 del 1994 e del Dpr 275 del 1999, e ha deciso con una delibera di sospendere le lezioni, per festeggiare Id al-fitr, letteralmente la “festa della interruzione” del digiuno, ovvero del Ramadan.

L’articolo 10 del sopracitato Decreto Legislativo al comma 3, prevede “l’adattamento del calendario scolastico alle specifiche esigenze ambientali”. Non solo. Il Dpr 275 sull’autonomia delle scuole all’articolo 5, comma 2, prevede che “Gli adattamenti del calendario scolastico sono stabiliti dalle istituzioni scolastiche in relazione alle esigenze derivanti dal Piano dell’offerta formativa. Inoltre, sul sito del ministero c’è scritto: “Le istituzioni scolastiche possono, sulla base del calendario scolastico della propria Regione, deliberare di anticipare o posticipare la data di inizio delle lezioni o di individuare altri giorni di sospensione delle attività didattiche garantendo comunque l’effettuazione di almeno 200 giorni di lezione”.

Quindi per farla breve a livello legislativo e normativo l’istituto ha potuto fare quel che ha deliberato nel modo corretto, adducendo anche che gli alunni Musulmani nella scuola sono la maggioranza, anche se volendo fare bene i conti sono solo il 40% e quindi non maggioranza.

Questo non è null’altro che un vero e proprio schiaffo ai cattolici. Fa specie che in Italia,  paese profondamente cattolico, ove la maggioranza si professa tale essendo l’Italia la 6ª nazione al mondo per numero di cattolici, con più di 25.000 parrocchie dislocate su tutto il territorio nazionale, vi siano alcuni laici e, la sinistra tutta,  pronti a dar battaglia, ripetendo, sino allo sfinimento come una formula magica che l’Italia è un paese laico, per ogni crocifisso attaccato alla parete o per ogni, secondo loro,  ingerenza da parte del clero, però, poi, quando si tratta di  non scontentare o di strizzare l’occhio alle minoranze, a loro asservite non esitano a minimizzare l’accaduto o peggio a fare come le tre scimmiette che si chiudono, a loro comodo, rispettivamente gli occhi, le orecchie e la bocca come un’esortazione a non impicciarsi e a non occuparsi quello che non si ha la volontà di portare avanti o meglio a nascondere, sminuire e ridimensionare tutto ciò che a loro non aggrada.

I militanti del Nucleo Autonomo Mobile (NAM), comunità attiva sul territorio della Martesana e aderente alla Rete dei Patrioti, ha affisso uno striscione nel comune di Pioltello per esprimere il suo totale dissenso nei confronti della scelta di un istituto scolastico locale di chiudere il 10 aprile per celebrare la fine del Ramadan.

All’azione di fronte alla scuola è accompagnato un comunicato: è assolutamente inaccettabile che gli alunni di una scuola italiana debbano essere costretti a perdere un giorno di scuola per consentire la celebrazione di una festività totalmente estranea alla nostra cultura e alla nostra tradizione.

Un episodio gravissimo, che si pone purtroppo in continuità con un processo di cedimento continuo all’islamizzazione che avviene in diverse parti d’Italia, ma che a Pioltello e in tanti altri centri dell’hinterland milanese si pone in tutta la sua drammaticità. Se è così importante per le istituzioni il mantenimento e la difesa delle tradizioni degli alunni di fede islamica, si istituiscano allora classi separate che consentano agli alunni italiani di non subire i frutti malsani della colonizzazione islamica e agli alunni di fede islamica di rispetta legittimamente le proprie tradizioni religiose. Sapendo, però, di vivere in un paese che queste tradizioni le tollera nella sfera privata, ma non accetterà mai che si sostituiscano alle proprie nella sfera pubblica.